domenica 29 marzo 2009

Poesie di sempre

Dalla raccolta: Gheriglio di parole.



EUROPA. 1992


E’ il mito di un rapimento,
la sento nelle vene
non a fine di giustizia
complice di Nuova Europa
insieme ritrovata unita
La bandiera a più stelle
corolla in vetta ad ogni torre,
l’azzurro lo stende il vento
non per dominio imporre
ma libertà ad ogni uomo.
Manco viottolo il cammino
lungo di buon mattino prendo,
bruciata ora l’erba affiora
la guazza carezza il piede
sereno di faccia il fato.
In questa terra spunta il sole
dove affonda la mia radice,
l’esserci ampi orizzonti
fremito di sentir l’unione
pari ad ogni mio simile,
e no un’Europa grigia.



NONNO LUIGI (sior Gigio Paron) 1983


La seggiola impagliata di mio nonno
non ha braccioli di riposo,se non ora
passato di mano a madre terra in seno;
tra gli spigoli sventati d’ogni giorno
era il patriarca della famiglia unita.
Gli devo il bel tempo nostro, l’accordo
sulle orme al suo cammino antico,
un coro, le scelte ali del mattino.
Più franchi noi ci proviamo adesso
qui ancorati tener vivo il ricordo,
e libero par sicuro avanti il passo.





AMO. 2006.


Amo il sole,
il silenzio, ampi spazi,
amo gli amici, pochi,
schietti stare insieme
il canto d’esser vivi.
Amo gli anni crescere
l’infinito del porto franco,
amo il creato, il bene,
e tutto ciò che esiste.
La notte pure
or coi lumi a rischio,
amo la vita,
alti e bassi suoi
non per barattar
cattiva sorte
ma nuovo uscirne.


ALI DEL MONDO. 2005


La libertà è un dono
la Pace una conquista
Patria una bandiera,
l’Europa unione
la vita un diritto,
“Religio” una scelta
rispetto reciproco,
globalizzazione dovere.
la legge una norma,
tutte a bene della terra
comune la speranza
sciogliendo i nodi,
il mondo è di ognuno
di volontà comune,
universale lo spirito
in quota con le ali ai piedi.



IL ROSPO. 2006


Il rospo stenta il salto in alto
notturno sotto pietra viscido assalto,
smotta l’artiglio, gli nasconde
il labbro che la bocca bava,
adotta il sito da prendere alloggio
cra-cra a sua difesa lo gonfia. ,
ibrido ove il cane allena l,unghia
e scavando abbaia. Alletta, fluida
la vita agreste, il cambio di storiche
stagioni nel solco di mille cavalli
scalpitanti ruote, cabina tersa
insonorizzata, aria pura non buca
il cosmo odor di fulmine ozona.
L’ora del desinare insieme,
non vuoto accordo semplici parole
a pruriti ingombri, palla lignea
il colpo sui birilli, di testa
un dritto fa ingoiare il rospo.


IL MALE IN CASA. 2002


A letto vedo il cielo
finestra sul tetto:
tavolozze d’acquerello
bello o broncio il tempo,
fischiare il vento
o pioggia terso il vetro,
TV del mio piccolo mondo
in cornice a foglia d’oro
buon risveglio abbonda,
o di nembi oggi l’urto.
Con altri occhi il resto
in mano alle illusioni
coriandoli soffiati,
schiuma nel pantano
fior di petali scrolli.
O di noce il paragone
bucato l’osso maturare,
scompiglio nel gheriglio
libertà non plus passato
il testimone.



GUERRA. 2001


C’è sempre a danno un conflitto in piedi
scoppio oppure l’eco, al peggio silenzio,
oggidì ogni pace prepara tre guerre:
o dal crematoio fumo bianco in quota.
Guerra, lagrime a fiume in piena
ignora gli argini, non reggono i deboli
scompigli, inondazioni e stragi rifugio il vicolo privato,
l’umano al sole rifiuta le ombre,
dedalo non arrivando a terra l’inganno;
le guerre sante le diserta Iddio.
L’altra faccia rimembra medaglie
al petto, soffio sulla ferita aperta,
palpito sul nascere spezzato: Pace!..,
canti di guerra castello di memoria.
Nello scontro sono sceso a Efeso,
capire il mondo spolverate le rovine
il ciottolo raccolto risveglio di pietra:
Pace il volto sudato della Storia,
sull’onda chimera di mare in tempesta..


IL CUORE. 1998

Radice d’ogni palpito,
luce oppur di sasso
il cuore umano.
Solo Dio ne conosce i palpiti,
no di suo lo strappo
anzi gli estremi unisce.
Sussurro nelle vene graffio
ad ogni spigolo di muro,
prende e lascia ciò che duole
volontà rammenda cede
a pensieri ronzii nell’alveare.
C’è tempesta, squarcio il tuono,
di tanto la pioggia che rassoda,
più male della spada
ogni ferita infetta, dov’io non metto dito
se non prima una carezza.
In me tutto ciò porta scompiglio
e mai discolpa assolta.
Spesso ragion di tanto è croce
solo Lui per noi si sobbarca
con volontà d’ammenda
in quella sua parte che più
ci assomiglia




VERA DA POZZO. 2008


Perché uccidere i genitori?
Non hanno mancato alla vita
per la tua, anzi stimata in te.
Il sasso in petto una bomba
ritmo i loro no tua scorta
tutto e subito super pagato poi.
O di gruppo scelta alla noia.
lo sballo carica a notte fonda
di strada figli da niente.
Uno bastonava il padre, un dì
lo trascinò per l’aia al pozzo,
alla vera aggrappato il padre
in ginocchio gridò al figlio:
no, qui mi fermò il genitore mio,
ed abbracciati i due vera di fede.
La famiglia lamina di luce
a porta socchiusa, a rischio
vaste le zone d’ombra.




L’ AIA. 2007


D’estate le serate sull’aia
in campagna, famiglia e vicinato,
aroma di lumi, ombre ubriache
sballo di luna piena.
I fatti sono quelli di oggi
le parole schiette di ieri
gesticolando raccontarsi.
La brezza apertura al privato,
l’apparir frizione dell’astratto
roba di città al futuro, la cronaca
taccone rammendo sugli stracci.
Qui ci si vuol bene! La pianta
della vita linfa dalla radice,
il paese scivola nelle chiacchiere
arbitro in petto un pettegolezzo,
la conta delle stelle gioco da bambini
fino a cader dal sonno. Buona notte!
Il cerchio lento si scioglie,
di nuovo: a domani.
Della vita linfa dalla radice,
il paese scivola nella chiacchiera
arbitro in petto un pettegolezzo,
schiamazzo di stelle gioco dei bambini
fino a cader dal sonno.
Buona notte! Il cerchio lento si scioglie.
A domani. Il domani un’altra storia.